Roma calling

“Roma calling” (installazione mosaico in vetro opalino e a specchio e acrilico su pannello di legno 100x100cm, 2021)

Roma Calling è una rivisitazione dei mosaici bizantini in chiave pop. Il soggetto è la regina Elisabetta II d’Inghilterra, un importante ed iconico personaggio ispiratore di importanti avvenimenti a livello artistico. Ritratta da alcuni dei maggiori artisti a lei contemporanei, tra cui Andy Warhol a cui si deve il merito di averla trasformata in un fenomeno pop grazie alle serigrafie a colori che prendono spunto da una famosa fotografia ufficiale scattata nel 1977. La scelta del mosaico in vetro opalino che riflette figure e luce è funzionale ad apportare monumentalità all’opera e a connetterla al senso di astrazione soprannaturale con cui venivano pensati gli antichi mosaici bizantini. Nello specifico l’opera vuole essere un omaggio ed uno studio circa le magnifiche rappresentazioni del Sacello di San Zenone, uno tra i più preziosi documenti dell’arte bizantina a Roma: l’intero sacello è completamente ricoperto di mosaici su fondo oro e venne commissionato da Papa Pasquale I per raffigurare un giardino del Paradiso. Nell’opera Roma Calling la figura della Regina Elisabetta viene  resa con l’utilizzo di tessere vitree policrome secondo il modo tipico bizantino di  rendere la ieraticità e la maestosità dello sguardo dei personaggi. L’intenzione di rendere l’effetto di smaterializzazione dell’immagine che potesse portare l’accolito osservatore ad aspirare alla trascendenza solo osservando il soggetto seguendo un’idea di preghiera visiva oltre che orale. L’elemento nuovo apportato in Roma Calling è la fusione dell’incastro delle tessere in vetro con una pittura acrilica ad “effetto mosaico” che riporta simboli antichi replicati in serie secondo la tecnica del rivestimento di artigianato per pareti e mobili che richiama invece i pittogrammi di Keith Haring e il lavoro Cesare Tacchi, grande sperimentatore degli anni ‘60 appartenente alla Scuola di Piazza del Popolo la prima corrente pop che sia stata sperimentata a Roma. L’opera vuole essere una celebrazione di un grande periodo artistico di cui Roma è ricca: l’arte medievale. Spesso poco valorizzata e totalmente poco conosciuta nella città di Roma si presenta invece come  una magnifica espressione di un periodo complesso e stratificato, promotore di splendidi esempi di crescita stilistica portata avanti dalla famosa disposizione della capitale all’apertura nei confronti di influssi provenienti dall’estero e specialmente dall’oriente e da Bisanzio. 

Spaziando

“Spaziando” (installazione, acrilico e inserti di tessere specchiate su tela 150 x 50 cm)

L’opera Spaziando si presenta come una metafora dell’urgenza percepita dall’universo femminile di occupare più spazio e di allargare i propri confini e la propria sfera d’influenza.

L’opera rappresenta un tributo al movimento femminista e ad alcune artiste che hanno contribuito a renderlo grande, nella maggior parte dei casi inconsapevolmente: Frida Kahlo, una personalità controversa grande esempio di una situazione ancora vissuta da molte persone, anticonformista, piena di spirito di libertà e incastrata in una sfida ad un’indipendenza spirituale forse mai totalmente raggiunta nella sua vita, ma sicuramente nella sua arte; Aretha Franklin, incredibile cantante che con la sua forte voce ed il suo celebre Respect è diventata uno degli inni del movimento femminista e infine Yoko Ono, bislacca artista e performer che con le sue prime opere della seconda metà degli anni ’60 ha incarnato perfettamente il fermento culturale dell’universo femminile di quegli anni e dei tempi a venire.

La sequenza di icone femminili termina con un mosaico di specchi, regolari, posti a suggerire un’azione partecipata” e condivisa da tutti gli spettatori: l’azione di specchiarsi dentro l’opera.

Attraverso l’emulazione di un’azione che da sempre ha incarnato le occupazioni e la toilette dell’universo femminile, lo spettatore viene invitato a rimettere in discussione la propria interpretazione degli stereotipi grazie al riverbero della propria immagine presente nelle tessere del mosaico nell’ottica di far prendere coscienza degli innumerevoli e mutevoli modi che hanno a disposizione per manifestare la propria femminilità.

L’albero della vita

“L’albero” (installazione, acrilico e mosaico su tela 100x100cm)

Quest’opera richiama alla mente l’omonimo capolavoro del pittore austriaco Gustave Klimt, revisitata attraverso l’utilizzo di tessere a mosaico specchiate al posto delle classiche tessere a foglia d’oro tipiche dello Sezessionstil.

I colori meno vivaci accolgono lo spettatore in una dimensione più tetra, ma al contempo compongono il terreno fertile per il mosaico riflettente che si presenta nuovamente come cuore dell’opera. Grazie a questo espediente posso concentrare la visione dello spettatore sul tronco dell’albero, esautorando il vivace sviluppo dei rami, centro della composizione dell’opera di Klimt, a mero elemento correlato.

Il mio albero della vita si può dire che colleghi il senso di appartenenza e di stabilità del tronco all’atto della riflessione e dell’io, diverso per ciascuno spettatore.

 

Banditi

(“Banditi parte I-II-III-IV”: 4 tele 60×60 cm acrilico e mosaico su tela)

Adoro i mugshot famosi, testimonianze uniche della vita delle grandi rockstar e delle loro epoche storiche, e da qui l’idea di “Banditi parte I-II-III- IV” dove il mosaico in vetro opalino iridescente va a impreziosire la tela in bianco e nero, a sottolineare con il suo luccicchio l’aurea di celebrità che aleggia intorno a questi musicisti ribelli, di cui l’arresto è quasi un coronamento.

“Banditi parte I- Morrison” (60×60 cm mosaico e acrilico su tela) trae spunto dal celebre arresto di Jim Morrison, l’1 Marzo del 1969. Il Leader carismatico e frontman della band statunitense The Doors, si era, pare, ma non è confermato dalle testimonianze, denudato sul palco. Denunciato per atti osceni in luogo pubblico, non si era presentato in aula per affrontare il caso. Ma cosa ci si aspetta da James Douglas, per tutti “Jim” Morrison, il “profeta della libertà” e poeta maledetto, una delle figure più seducenti della storia della musica e uno dei massimi simboli dell’inquietudine giovanile? A noi piace ricordarlo così, in preda alla foga del rock, all’alcol e alla sua ansia di libertà. Leggi tutto “Banditi”

Inside me

“Inside me” (installazione,  acrilico e mosaico su tela 120×70 cm)

Il viaggio simbolico nella mia psiche viene accompagnato da un delirio psichedelico fatto di giochi di colori che creano illusioni di movimento.

Andando in profondità nel mio io, trovo il centro nascosto dei miei pensieri fatto di tessere di mosaico, sintomo di una necessità continua di riflettermi e di esporre le mie pulsioni interne alla rivelazione e alla verità.

Il viaggio negli abissi della nostra psiche quasi a perderne il controllo, il rischio terribile e spaventoso a cui tutti siamo esposti che rende tangibile la nostra fragilità e che ci obbliga ad affrontare le parti più nascoste, può però diventare una grande occasione per vedere e ritrovare se stessi.