L’attesa

“Attesa” (50x70cm ciasc. tecniche miste su tela).

Dedicato a tutta la comunità che DANZA per quel filo che ci unisce, che più che un filo per me è come un FLUSSO.

La danza è il mio modo di vivere intensamente la vita, anzi è per me metafora della vita stessa. Non c’è forse nella danza come nella vita una continua tensione tra desiderio di stabilità e disponibilità al cambiamento? Nella vita, come nella danza, non vanno dosate sapientemente delicatezza e forza, l’agire e il saper aspettare, l’accelerare e il rallentare, la capacità di trattenere e al contrario di lasciar andare… Per vivere e danzare bene occorre stare nel momento presente e togliere il superfluo per tendere all’essenziale.

La ricerca dell’equilibrio, così importante nella vita, lo è anche nella danza e fin dalle prime lezioni capisci che ti dovrai allenare parecchio per mantenerlo e ritrovarlo una volta perso… ah già l’EQUILIBRIO, come è lontano ora… Nella danza si impara a cadere senza farsi male e a rialzarsi, anche velocemente e senza troppo sforzo.

Ma soprattutto per danzare e vivere consapevolmente occorre stare in ascolto di se stessi, dell’ambiente circostante e degli altri. Ecco, appunto gli ALTRI… Ora danzo per lo pù da sola o su piattaforme come zoom in lezioni preziose come oro e mentre progetto nuove pratiche di danza che tengano conto del distanziamento sociale mi rendo conto che la danza rimane per me una pratica COLLETTIVA fatta di compartecipazione e contatto fisico. 

Sarà un caso se senza farci troppo caso ho dipinto la mia ballerina sola, mentre nell’originale di Degas a cui mi sono ispirata altre ballerine le facevano compagnia in trepidante preparazione dietro le quinte.

 

Piccolo spazio creatività parte I

“Piccolo spazio creatività – parte I” (installazione, tessere di legno decorate a mano e calamitate su pannello metallico 50x50cm).

Nell’opera Piccolo Spazio Creatività n.1 si compie una timida proposta di fusione tra la poetica ispirata alla revisione dell’antico in chiave pop e quella della partecipazione attiva dello spettatore.

Daniela Musone continua con l’idea di scomporre attraverso tessere e frammenti l’immagine, ma questa volta ci gioca e chiama lo spettatore a fare altrettanto. Per mezzo di calamite la Gioconda iperpop di Daniela diventa un campo di sfida alla creatività di tutti: chiunque può impostarel’immagine seguendo colori e forme differenti. La dimensione ludica accompagna la revisione della memoria culturale condivisa attraverso strumenti semplici e di facile impiego.

Come diceva Einstein: “La creatività è contagiosa. Trasmettila”

Sentimi

“Sentimi” (60×60 cm tecnica mista su tela con inserti di tessuto).

Avrei voluto che questo mio occhio fosse veramente uno specchio dell’anima, immagine della mia sfera interiore e di ciò che va oltre, ma non ho saputo resistere alla tentazione di truccarlo, di aggiungere del glamour e di barare sulla tonalità di verde. Nasce allora l’idea di aggiungere degli inserti di tessuto per poterlo toccare e percepirlo con altri sensi. È un invito ad andare oltre alle apparenze, ad abituarci a vedere anche quello che è nascosto, a sentire anche quello che non viene detto e a comprendere la realtà e le persone attraverso tutti i sensi. Allora quest’occhio diventa uno specchio che riflette la tua immagine e il mondo di te che lo guardi.

 

Come tu mi vuoi

“Come tu mi vuoi” (installazione, tecnica mista su tela calamitata, pannello in acciaio 105 x 105 cm, 25 tele 20 x 20 cm).

La personalità di ognuno dispone di molteplici modi per esprimersi, è mutevole e si adatta spesso alla persona che ha di fronte. Allo stesso modo l’osservatore ha a disposizione infinite possibilità per creare la propria realtà: l’occhio di chi guarda decide con libertà come leggere un’opera d’arte che di conseguenza cambia continuamente insieme alla sua concezione e relativa interpretazione.

Come tu mi vuoi si propone di rendere questo processo attraverso il puzzle di un volto. L’osservatore diventa attore, cambia la disposizione delle tessere e plasma sempre diversamente la struttura muovendosi e giocando le proprie percezioni all’interno di un campo d’opera aperta.